HomeAttualitàGRANDE E COMMOSSA ACCOGLIENZA AL TINU "RITORNATO"

GRANDE E COMMOSSA ACCOGLIENZA AL TINU “RITORNATO”

Pareva quasi che fosse lì, nascosto da qualche parte, pronto ad apparire d’improvviso mentre si parlava di lui mercoledì 19 giugno allo Spazio Rosso Tiziano. Sono venuti in tanti per “incontrarlo” di nuovo. Il pubblico foltissimo è stato accolto da audio con la voce di Tino Maestroni e brani di swing il genere musicale che lui preferiva. Nel corso dell’evento il suo ricordo si è fatto sempre più vivo, vivissimo e coinvolgente spaziando dalle risate alla commozione.

All’inizio una mia riflessione su quel personaggio così strano da cui rifuggivo, ma ora, che è tardi, mi è più chiaro ciò che avevo solo intuito quando avevo scritto il libro con Maurizio Sesenna.

“Al Tinu” infatti non solo era molto più intelligente di tanti che si credevano più furbi di lui, ma addirittura rimane un esempio di libero pensiero, coerenza al proprio sentire, aderenza alla natura, autentica fantasia che non ha bisogno del virtuale per emozionarsi. “Tinu al luc” ha dimostrato di non essere affatto stupido nelle risposte che dava ai suoi provocatori. Parole del Tinu, immortalate nel libro, che Irma Zanetti e Maurizio Sesenna hanno riproposto leggendole: Irma con emozionante intensità e Maurizio in modo perfetto, naturale, come pronunciate da Tinu stesso tanto da strappare ogni volta un applauso che voleva dire: <Bravo Tinu, ben detto!> Non solo quindi una rilettura di brani, ma una vera rilettura e rivalutazione di Tino Maestroni.

È seguito il giornalista Giorgio Lambri con un dotto excursus sul tema della cosiddetta “follia” rispettata nell’antichità come facoltà superiore, “follia” che ha ispirato scrittori come Pirandello e filosofi come Erasmo da Rotterdam perché rappresenta la leggerezza, la capacità di “volare via” sottraendosi alla realtà contingente. Altra lettura di brani, altri applausi alle battute del Tinu. Poi la canzone di Fabrizio Solenghi “Al giardein dal Tinu” cantata da Franco Schiavi. Gli amici di Borgotrebbia hanno infatti dedicato a Tinu un giardino con tanto di targa. Il campo ribaltabile da cui partivano i suoi missili per il pianeta Mongo.

Maurizio Sesenna, già ideatore, organizzatore, regista e presentatore della serata, ha dato prova di un altro talento della sua poliedrica personalità cantando “Al Tinu ad Tobruk” accompagnato con la chitarra dall’ autore Adriano Vignola.

Hanno fatto seguito altre letture ed altri applausi in un crescendo di simpatia affettuosa, velata di nostalgia e quasi di rimpianto per non averlo fatto quando Tinu era ancora tra noi e ne avrebbe avuto bisogno.
Il regista Francesco Paladino che aveva registrato le “Invocazioni propiziatorie” di Tinu ha giustamente commentato che allora la fantasia superava la realtà mentre oggi avviene il contrario.
Il bellissimo, fondamentale video di Luciano Narducci ci ha riportato il Tinu come fosse vero, provocando ai presenti un tuffo al cuore. Di questo saremo sempre grati a Narducci. Emozione, commozione, divertimento come allora, come sempre, ma con la consapevolezza di aver colto meglio la personalità del Tinu che lo diversifica nettamente da tutti gli altri personaggi “strani” che vivono ai bordi o nelle pieghe più nascoste della nostra società.

Tino era più avanti non solo per la sua bicicletta con fili e antenne che lo collegava agli extraterrestri, non solo perché subiva il fascino della luce del neon, non solo per le sue invenzioni,

ma per una sorta di sua poeticità particolare. Dei poeti infatti aveva fantasia, sensibilità, intuizione, anche strani poteri. Come ha raccontato Lambri una volta Tinu si mise in contatto con l’Uomo Mascherato e fece vincere il Piacenza che stava perdendo la partita.

Ci sono anche prove di accadimenti avvenuti con la sola forza del suo pensiero (sfidato per scommessa) come la caduta di una donna in bicicletta. Troppo arguto, troppo proiettato in un’altra dimensione per essere semplicemente annoverato tra gli strampalati o le macchiette. Tinu ci interroga su molti temi: dalla tecnologia alle sue ripercussioni, dal buon senso e alla semplicità di vita, dalla preveggenza al contatto con la natura, dal valore dell’individualità alla massificazione. Soprattutto una cosa preziosa e così rara il Tinu ci testimonia: la mitezza.

Gli hanno fatto scherzi schifosi e crudeli. I responsabili dovrebbero non solo vergognarsi, ma essere puniti. Tinu subiva difendendosi solo con arguta ironia. Si intristiva e qualcuno lo consolava, qualcuno gli voleva un po’ di bene tra questi certamente Narducci, Sesenna, Lambri e anche chi gli ha dedicato canzoni, disegni, registrazioni. A questi si aggiungono tutti coloro che lo ricordano e quelli che lo scoprono ora grazie a iniziative come questa.

Tinu raccoglieva affetto perché non posava, non voleva fare l ‘originale. Era mite, libero e autentico come dovrebbe essere ogni persona davvero umana. Per questo va riconsiderato meglio e speriamo che, grazie alla sua mitezza, perdoni chi, come me, non l’aveva capito bene e non lo ha amato prima.

Bruna Milani

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