Successo al Municipale di Piacenza per l’opera Giulio Cesare, il dramma musicale di Georg Friedrich Händel su libretto di Nicola Francesco Haym in scena per la prima volta nel 1724 al King’s Theatre di Londra.
Un’opera lontana nel tempo, eppure, in alcuni passaggi, ancora così attuale e moderna, capace di toccare corde emozionali profonde, grazie ad alchimie musicali e a scelte di scena efficaci e originali.
NUOVO ALLESTIMENTO Anche a Piacenza dunque é stato accolto con favore il nuovo allestimento, con la regia di Chiara Muti e Ottavio Dantone alla direzione di Accademia Bizantina. In replica anche domani, domenica 2 febbraio alle 15.30, l’opera è realizzata in coproduzione tra Teatro Alighieri di Ravenna e i Teatri di Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Lucca e Bolzano.
IL CAST In scena, un cast di tutto rispetto, a partire dal controtenore Raffaele Pe nel ruolo di Giulio Cesare. Un artista conosciuto in ambito internazionale come promotore della cultura barocca, insignito nel 2019 del Premio Abbiati della Critica musicale italiana per il Miglior Disco proprio con quest’opera.
Accanto a Pe anche Marie Lys Cleopatra, Delphine Galou che ha interpretato la moglie di Pompeo, Cornelia, mentre Tolomeo é stato affidato a Filippo Mineccia.
Altri interpreti: Davide Giangregorio come Achilla, Federico Fiorio Sesto, Andrea Gavagnin nel ruolo di Nireno e Clemente Antonio Daliotti nelle vesti di Curio.
Apprezzate anche le scene di Alessandro Camera, i costumi di Tommaso Lagattolla cle luci di Vincent Longuemare.
MUSICA E MITO Musica e teatro, storia e mito. Il Giulio Cesare é considerata una delle opere più belle di Händel, con arie memorabili, banco di prova difficile per interpreti anche preparati come quelli in scena a Piacenza, professionisti di questo genere, applauditi spesso nel corso della serata al Municipale. E la musica fa la sua parte. “Il capolavoro di Händel affascina per la particolare varietà di timbri e colori – ha dichiarato Ottavio Dantone, che ha guidato l’Accademia Bizantina al clavicembalo- arpa, tiorba, viola da gamba, oboi, flauto e corno impreziosiscono l’orchestra, accompagnando i molteplici caratteri dei personaggi. Il contenuto musicale ricco di suggestioni e di straordinaria potenza evocativa ci trasporta e colloca direttamente dentro la vicenda come se la vivessimo personalmente”.
“Grazie all’intensità delle linee vocali e al dinamismo cromatico orchestrale – ha sottolineato la regista Chiara Muti– Händel riscatta la staticità dell’azione e arricchisce di senso i caratteri.”
LA BELLEZZA DEL REPERTORIO BAROCCO E non sono mancati momenti di grande tensione emotiva, grazie all’intensità di alcune delle pagine più belle dell’opera di Händel, ma anche grazie a scelte stilistiche e sceniche di grande eleganza e poesia, giocate tra serio e faceto.
Dopo Il Farnace e Il Tamerlano delle scorse stagioni, il Teatro Municipale di Piacenza conferma dunque attenzione e spazio per il repertorio melodrammatico del Seicento e primo Settecento. Un impegno non scontato, soprattutto se il risultato é quello di un teatro gremito. Nel complesso una serata interessante, un allestimento curato e raffinato, seguito da un pubblico decisamente numeroso, in gran parte composto da estimatori del genere, ma non solo.