Da anni si parla inutilmente del nostro decadimento culturale a partire dall’insegnamento scolastico. I bambini non sanno più scrivere a mano e in corsivo, non imparano più poesie a memoria, non svolgono più i temi, ma solo riassunti brevi e sanno elaborare qualcosa non autonomamente, ma solo seguendo tracce predisposte. In breve, gli studenti non utilizzano più certe capacità cerebrali, gestuali, espressive e introspettive.
Dalle ultime ricerche pare proprio che sia sempre più alto il numero di persone, giovani e adulti, incapaci di comprendere davvero un testo. Troppa fretta, troppa indulgenza, troppo pressapochismo. Ci sarebbe da discuterne a lungo anche se oggi si cerca di arginare questo fenomeno vergognoso. Per dare la misura della gravità della situazione basta dire che persino alle soglie della laurea molti non sanno scrivere un testo in un italiano corretto nei contenuti e nella forma. Perché sono stati sempre promossi fino all’università?
È sconsolante ascoltare alla radio e alla televisione politici e persino giornalisti i quali, come tanta gente comune, hanno gravi problemi d’italiano: dicono “te” al posto di “tu”, “ci” in luogo di “gli” o “le”. Sorvoliamo sul congiuntivo di cui si è fatta strage e non lo si ritrova da nessuna parte. Peggio che mai gli orrendi modi di dire quali “mal di pancia nel gruppo.. ” come se i suoi componenti avessero preso una purga mentre si può dire “disappunto”, “malumore” o “contrarietà”. Altro modo di dire detestabile è “mettere a terra”, e ci si immagina un pavimento cosparso di tante cose che fanno inciampare, mentre basterebbe dire “cominciare a realizzare”, “concretizzare” .
Abbiamo una lingua così bella e vasta che i sinonimi non mancano. Che dire dell’inflazionato “Ti sta di un bello!” o “Era di un buono!” ? invece di “Come ti sta bene!” e “Era una bontà!”. La lista sarebbe lunga e c’è sempre molto lavoro per l’Accademia della Crusca che ha sede a Firenze a Villa Reale.
L’ Accademia ha il compito di “setacciare” la nostra lingua eliminando gli errori e salvando ciò che è corretto, inoltre ogni tanto l’ Accademia aggiunge qualche parola nuova al vocabolario della lingua italiana.
Fra tanti errori ce ne sono alcuni leggendo i quali non si sa se ridere o piangere come quando si tratta di ignorare la storia.
È accaduto a Cizzolo frazione di Viadana in provincia di Mantova dove una strada è stata per gravissimo errore dedicata a un giornalista vivente.
Invece che a Mentana località nel Lazio dove nel 1867 si combattè la famosa battaglia risorgimentale. Non occorre andare lontano per trovare un plateale errore di scrittura esibito in caratteri molto grandi sul cartello che pubblicizza la costruzione che dovrebbe sorgere in via X Giugno al posto dell’ex silos che era un parcheggio.
La parola corretta è LOGGE senza la I. Siamo assediati da storpiature, luoghi comuni, inglesismi, parole latine come junior che vengono lette “giunior”. Non se ne può più. È certo che vi sono ben altri problemi, ma bisogna comunque tornare a un buon italiano, magari non coltissimo, ma migliore di quello che fa male all’udito più dello stridere del gesso sulla lavagna. E non si pensi che tanto ci penserà l’intelligenza artificiale, perché essa userà i vocaboli che un essere umano le inserirà nel programma, ma se l’umano continuerà ad essere ignorante…
Bruna Milani
fa il paio con il cartello: PONTEGGIO ALLARMATO! anche se questo è più eclatante, o no? forse è più eclatante il primo, visto che lo notano in pochi ed entra nel comune modo di esprimersi una espressione inascoltabile come quella ….. e poi la gente in ribellione dice: sono ribellato!
Cara Bruna, è vero, l’insegnamento dell’italiano un tempo era molto valutato e molte persone sapevano sia scrivere che comprendere i testi correttamente.
Comunque , come per lo sport ,se manca l’allenamento i risultati saranno perlomeno mediocri: pochi leggono libri e pochi scrivono .
Speriamo bene….
In una Terra – la nostra – dove la musica di ogni tipo è di casa, come possibile non suoni stridente il suono delle parole quando si allontanano dalla loro correttezza! Non tutti possiamo essere all’altezza della nostra Bruna o comunque decenti scrittori, ma quanto soffrono le mie orecchie per i congiuntivi assenti, per il perenne ‘gli’ come se non esistessero le donne, e perlomeno, aggiungerei, per le mancate ‘consecutio temporum’! Cara Bruna, talora si è accusate di altezzosita’ per questo nostro comune percepire, ma grammatica e sintassi non sono forse materie della scuola ob-bli-ga-toria? Non cioè da Olimpo degli intellettuali! Continui la tua autorevole voce a farsi sentire, sempre con la scorrevolezza derivante dalla tua nitida profondita’.